Coi loro occhi

EN
COI LORO OCCHI
During the lockdown, I asked them to take photos and capture their vision of COVID by taking daily images with the means at their disposal (mainly smartphones). I collected them and began cataloging them, creating “Through Their Eyes.” COVID-19 has filled us with fears, frustrations, anxieties, and uncertainties, but it has also given us masks to hide behind. However, there is a part of the nation made up of people who cannot hide – they cannot stay at home singing that everything will be alright from their balconies, they cannot be overcome by fear – and, on the contrary, they are ferrying everyone else out of the health emergency. Some have experienced this emergency more than others, breathed it in, sweated it out; they let it flow through their veins and allowed it to mark every minute of their days; they have gone through it and cursed it.
The 118 operators have been on the front line for months. Silent soldiers in an invisible war whose consequences we have all seen: portraits of doctors and healthcare workers have ended up, unwillingly, on the front pages of newspapers, becoming visual testimonies of a story too often told in someone else’s words. I had already worked with the 118 operators in the “118 Red Code” project, carried out before the COVID-19 emergency, in which I told the strength and work behind the scenes of men and women who have chosen to save human lives as a profession. I brought their experience to life through my images, my personal vision, traveling with them in ambulances, medical cars, and helicopters for over a year.
Today, I continue this project by entrusting the Bologna 118 team with the role of protagonist, letting nurses and doctors, through their eyes, narrate the stories of this contemporary health emergency of ours, the COVID-19. Because there is not just one story to tell: each of them has experienced this emergency in a different way. I asked them to take photos and capture themselves. There is no spectacle in the shots that record their daily lives: frames of moments that flow slowly in a suspended and unpredictable time. Living testimonies for those who are outside the daily routine of the emergency, outside danger.
Nurses and doctors become reporters and at the same time actors of their time and of this pandemic time. They tell their stories through the situations they experience daily. Without filters, without photographic technique, without composition rules. A dry and spontaneous narration where those who experience the emergency from within decide what to show us and what to let us imagine. The rescue helicopter being sanitized, groups of nurses in white suits, protective goggles, latex gloves, hot meals, lines of ambulances, meetings with the psychologist, and more. Images that tell personal and professional stories, glimpses of humanity. With their eyes, so that ours can see their version.

 

IT
COI LORO OCCHI

Durante il lockdown ho chiesto loro di fotografarsi  e fotografare quella che era la loro visione del Covid scattando quotidianamente delle immagini con i mezzi a loro disposizione ( smartphone principalmente). Le ho raccolte e ho iniziato a catalogarle realizzando “Coi loro Occhi”La Covid-19 ci ha riempito di paure, frustrazioni, ansie, incertezze, ma ci ha anche dato le mascherine dietro cui nasconderle. C’è una parte di nazione, però, fatta di persone che non possono nascondersi – non possono rimanere in casa a cantare che andrà tutto bene dai balconi, non possono lasciarsi vincere dalla paura – e che, anzi, stanno traghettando tutte le altre fuori dall’emergenza sanitaria. C’è chi questa emergenza l’ha vissuta più di altri, l’ha respirata, sudata; l’ha fatta scorrere nelle proprie vene e le ha concesso di scandire ogni minuto delle proprie giornate; l’ha attraversata e maledetta.
Gli operatori del 118 sono in prima linea da mesi.
Soldati silenziosi di una guerra invisibile di cui tutti abbiamo visto le conseguenze: ritratti di medici e personale sanitario sono finiti loro malgrado sulle prime pagine dei giornali, diventando testimonianze visive di una storia troppo spesso raccontata con parole di altri.
Avevo già lavorato con gli operatori del 118 nel progetto “118 Red Code”, realizzato prima dell’emergenza Covid-19, in cui ho raccontato la forza e il loro lavoro dietro le quinte di uomini e donne che hanno scelto di salvare vite umane come mestiere.
Ho fatto vivere la loro esperienza attraverso le mie immagini, la mia visione personale, girando insieme a loro su ambulanze, auto mediche ed elicotteri per più di un anno.
Oggi continuo questo progetto affidando alla squadra del 118 Bologna il ruolo di protagonista, lasciando che siano infermieri e medici, coi loro occhi, a narrare le storie di questa nostra emergenza sanitaria contemporanea, quella della Covid-19.
Perché non c’è solo una storia da raccontare: ciascuno di loro ha vissuto questa emergenza in modo diverso. Ho chiesto loro di fotografare e di fotografarsi. Non c’è spettacolarità negli scatti che registrano il loro quotidiano: inquadrature di attimi che scorrono lenti in un tempo sospeso e imprevedibile. Testimonianze vive per chi è fuori dalla quotidianità dell’emergenza, fuori pericolo.
Gli infermieri ed i medici diventano reporter e al tempo stesso attori del loro tempo e di questo tempo di pandemia. Si raccontano attraverso le situazioni che vivono quotidianamente. Senza filtri, senza tecnica fotografica, senza regole di composizione. Una narrazione asciutta e spontanea dove chi vive l’emergenza da dentro decide cosa mostrarci e cosa lasciarci immaginare. L’elicottero di soccorso che viene sanificato, gruppi di infermieri in tute bianche, occhiali di protezione, guanti in lattice, pasti caldi, file di ambulanze, incontri con lo psicologo e altro ancora. Immagini che raccontano storie personali e professionali, ritagli di umanità.
Coi loro occhi, affinché i nostri possano vedere la loro versione.